Il sentimento di vergogna
Il sentimento di vergogna è molto presente nel paziente obeso o anche solo in sovrappeso…
Esiste una radicata idea che “in quanto grasso non dovrei mangiare…”; di qui il comportamento piuttosto diffuso di mangiare pochissimo in presenza di altre persone – spesso anche dei propri familiari- per poi eccedere in solitudine.
Quando invece costretti a mangiare in presenza di altre persone la vergogna è solitamente quanto viene riferito, come sinonimo di “non meritevole di mangiare perchè in eccesso ponderale”.
Il sentimento della vergogna poi è relativo anche alla propria fisicità: non ci si espone, non ci si sveste, non si esibisce il proprio corpo neanche se fa caldo, neanche se al mare o in piscina. Di qui l’atteggiamento fortemente introverso chiuso, a testa bassa, con lo sguardo al pavimento e silenzioso del soggetto in sovrappeso, sia adulto, che bambino.
È come se la condizione di eccesso ponderale fosse vissuto come una colpa per la quale è indispensabile pagare un pegno: restare ai margini, con la speranza di non essere visti!
La vergogna è un sentimento però anche molto frequente in chi soffre di un disordine alimentare: nell’anoressia la vergogna è correlata al quadro così complicato e poco conosciuto nella realtà.
L’organismo eccessivamente magro, con le ossa in sporgenza, gli aloni sotto gli occhi e i capelli radi, suscita sguardi curiosi e forse anche qualche commento non sempre appropriato.
Nei disturbi alimentari caratterizzati da episodi di eccesso alimentare o abbuffata, la vergogna probabilmente raggiunge i livelli più alti perché l’eccesso di cibo è sempre vissuto come una sorta di “cosa da non fare” per la quale ci si deve vergognare e questo giustifica il fatto che si realizzino sempre e solo in solitudine con grande, grandissima paura di essere scoperti.
Dott.ssa Stefania Zamuner