Cicciottello non fa più rima con bimbo bello e sano
Quando nasce un bimbo i genitori e la madre in particolare, iniziano a preoccuparsi di un’unica cosa: quanto mangerà!
La primaria ed essenziale preoccupazione è di gestire gli orari e offrire al piccolo, tutto il nutrimento nel rispetto di tempi e regole, che solo di recente sono state rese più fisiologiche e rispettose dei ritmi naturali del neonato, i quali si differenziano molto gli uni dagli altri e pertanto soggiacciono (o vorrebbero soggiacere) ai personali ritmi e tempi (poppata a richiesta).
Spesso i genitori impazziscono nella doppia pesata, a cui corrisponde quasi sempre un’onda di aspettative; il latte materno viene spesso messo in discussione da madri esageratamente ansiose e purtroppo a volte anche sostituito o affiancato dal latte artificiale, che assicura bimbi gonfi e pieni, in pochi mesi di poppate!
La cosa principale è che il piccolo diventi presto pienotto e perda le grinze vecchieggianti del neonato appena uscito dal grembo materno.
Con lo svezzamento poco o nulla cambia… anzi! Il calendario di alimenti che in rapida successione vengono proposti al piccolo, riempie la vita di bimbi e genitori fino al compimento del primo anno di vita, quando anche gli ultimi alimenti sono inseriti (latte vaccino e uovo) e ora il piccolo è pronto per mangiare “qualunque cosa” ammesso – e non concesso – che qualche genitore frettoloso e impaziente non abbia già proposto la leccatina al gelato, al raviolo al ragù o all’osso di castrato.
Ora sembra che il piccolo sia immune e fuori dalla portata di qualunque problema correlato al cibo che gli viene proposto, spesso senza cognizione di causa… Non importa se un boccone eccessivamente ricco di grassi e nutrienti gira per ore nello stomaco del piccolo che, come tale, difficilmente riuscirà a dire che si sente appesantito, imbarazzato o disgustato… La curiosità che caratterizza il cucciolo d’uomo nei primi anni di vita è tale da non rifiutare molto facilmente quanto proposto, specie se molto più gradevole e saporito di quella sbobba insipida e monotona che è la pappa dei neonati!
Al nido prima e alla scuola dell’infanzia poi, la sola e unica informazione che il genitore chiede al momento di riportare a casa il proprio figlio è se e quanto ha mangiato; a pochi viene in mente di chiedere se il proprio figlio è stato felice, se ha imparato cose nuove, se ha fatto qualche scoperta o pronunciato parole nuove… Le uniche informazioni che si chiedono (e che le insegnanti offrono puntuali e precise) è quanto ha mangiato: cibo, cibo e ancora cibo!
A mano a mano che passa il tempo, l’interessamento per cosa e quanto mangia il piccolo si trasforma inesorabilmente nel pressapochismo e nella generalizzazione più assoluta.
Il piccolo, non più a rischio di deperimento (o pericolo di vita come i genitori lo considerano nel primo anno), si trasforma, agli occhi di genitori e nonni, in un individuo che può mangiare di tutto e in quantità non necessariamente controllata.
Oramai ha assaggiato e sperimentato quasi tutto l’edibile umano (McDonald’s e cucina cinese compresi); la comparsa dei denti ha facilitato l’autonomo consumo anche degli alimenti più ostici e impegnativi e le pappe insipide sono state sostituite da gustosi maccheroni al ragù!
È il momento in cui il piccolo mangia alla tavola dei grandi, consumando lo stesso tipo di cibo; si continua a volte ad acquistare qualche prodotto specifico per la prima infanzia (biscotti, omogeneizzati, succhi di frutta) credendo in tal modo di proporre un’alimentazione ancora adatta al piccolo, ma molto presto anche queste accortezze vengono meno.
I controlli di crescita hanno evidenziato un incremento ponderale e staturale solitamente spiccato perché il cucciolo di uomo si accresce velocemente nei primi anni di vita.
Può anche essersi già evidenziata la tendenza e predisposizione a uno spiccato incremento ponderale, ma a nessun genitore verrebbe in mente di pensare al proprio figlio di pochi anni come a un bambino potenzialmente grasso; molto spesso inoltre l’atteggiamento del pediatra è cauto e ponderato pur sapendo bene la relazione assolutamente diretta tra la condizione ponderale del o dei genitori e quella della progenie!
In pratica nessuno parla di alimentazione, di qualità del cibo proposto e della quantità dello stesso; si ritiene solitamente esasperato ed esageratamente presto!
In realtà, invece, sensibilizzare i genitori e gli adulti in generale sul valore del cibo e dell’alimentazione, anche dopo i primissimi anni di vita di un bimbo, è importantissimo per evitare errori che possano rivelarsi pericolosi per la salute a lungo termine dei bambini stessi. E farlo precocemente significa evitare problematiche fisiche e psicologiche future.
Le preoccupazioni dei genitori, fin dall’inizio del mondo, sono sempre le stesse, ma i bambini non sono gli stessi e il cibo che offriamo loro non è più lo stesso: diverse le abitudini e i comportamenti alimentari, diverso lo stile di vita a cui tutti siamo sottoposti, bambini compresi.
Ai genitori di questo scorcio di secolo è data una responsabilità in più rispetto ai loro genitori: quella di imparare ad alimentarsi adeguatamente per poter alimentare e nutrire correttamente i propri figli che sono inevitabilmente sottoposti ad un elevato rischio di incorrere in patologie cibo correlate, prima di tutte il sovrappeso e l’obesità!