Che fine ha fatto un obiettivo non raggiunto?
Che fine fa un obiettivo non raggiunto? E dove va a finire il paziente quando abbandona il percorso suggerito senza aver raggiunto l’obiettivo che si era proposto?
Me lo immagino vagare in qua e in là, tra la voglia di fare da solo e di fare come vuole e la consapevolezza che l’aiuto offerto faceva la differenza.
Immaginando il percorso terapeutico e migliorativo suggerito come un viale alberato, il paziente che rinuncia alla guida e al supporto professionale me lo immagino al di fuori di questo spazio, fuori dalla fila degli alberi senza una direzione precisa.
Perché non rientra nel viale alberato? Perchè non cammina nella direzione indicata dall’obiettivo che lui stesso ha proposto? Perché resta a vagare là fuori?
Non mi so rispondere.
Sono certa che molti hanno trovato il loro ritmo e sono riusciti a rimanere all’interno del percorso che li ha portati dritti dritti all’obiettivo e sono felicissima per loro ed orgogliosa dei loro successi, ma sono altresì certa che molti non hanno avuto il coraggio di ammettere di essersi smarriti!
Il mio è un lavoro paziente, caratterizzato dalla ripetizione garbata, moderata, tranquilla e metodica dei concetti di corretta alimentazione: tutti sanno come si fa a stare bene e quali sono le regole di sana alimentazione, ma non è mai facile metterle in pratica e restare nel percorso, anche se qualcuno ti cammina accanto.
C’è sempre qualcosa di “diabolico” che induce ad uscire e a tornare alle vecchie abitudini e che porta a dimenticare qual è e qual era l’obiettivo!
Se ti trovi a vagare senza una meta e senza una direzione, riprendi in mano le motivazioni che ti hanno indotto, a suo tempo, a intraprendere il cammino assieme a me. Rivaluta e rinnova la direzione che coincide con l’obiettivo mancato o perso o dimenticato. Ricordati che hai la possibilità e la libertà di suggerire e condividere con me un percorso diverso, purchè porti all’obiettivo desiderato, sicuro della mia presenza, del mio aiuto, del mio sostegno.
Non ha senso restare in balia di se stessi e ritornare alle inutili abitudini che ti hanno creato la situazione da cui il tuo percorso ha avuto inizio.
Io sono la guida, non il giudice.
Ti cammino accanto porgendoti la mano, anche (e soprattutto) quando ti sei perso!