Quali sono gli strumenti e i parametri per giudicare “bravo” un medico?
Il numero di pazienti?
L’attesa richiesta per essere visitati?
La percentuale di successi terapeutici?
Il modo di approcciarsi ai pazienti? L’educazione, il rispetto, la considerazione che ha dei suoi assistiti?
Il lusso dell’ambiente in cui lavora? O forse la marca dell’orologio che ha al polso?
Le esperienze professionali e il curriculum vitae che ha al suo attivo?
Probabilmente tutte queste considerazioni o forse nessuna, perché essere un “bravo” medico può essere una sensazione personale o un giudizio opinabile.
Un professionista della salute può essere un vero eroe per qualcuno e un incompetente per altri; analogamente ci si può sentire in gamba, efficaci e utili nel senso più profondo del significato di essere un medico a volte e al contempo sentirsi inadeguato, scarso, non sufficientemente preparato in altre situazioni cliniche.
È sicuramente necessaria una significativa dose di coscienza e capacità introspettiva per giudicare se stessi ancor prima che ti giudichino gli altri. Mettere in discussione il proprio operato, il proprio modo di fare, le proprie competenze, i propri limiti, le difficoltà o i punti di forza che appartengono a ciascuno, non è cosa da poco e non è cosa facile, ma credo sia davvero la discriminante e lo strumento indiscutibile per definire un medico, un “bravo medico”, un professionista della generosità, della presa in carico della salute altrui, dell’impegno rivolto al prossimo.
Personalmente mi sento molto impegnata mentalmente e fisicamente, poiché il mio lavoro è il mio modo di essere e io sono ciò che offro ai miei pazienti: lavoro come vivo, vivo nello stesso modo in cui lavoro.
Non mi giudico assolutamente un bravo medico, ma un medico in crescita, fin dal giorno in cui ho conseguito la laurea in Medicina mi sono continuamente messa in discussione cercando (a volte anche in modo ossessivo) le mie criticità professionali e umane, al fine di farvi fronte, colmarle, curarle e ovviarle.
Ho ascoltato gli interessi che mi sentivo nascere nel cuore, ho dato voce a curiosità professionali, ho preso tempo per smussare i limiti caratteriali e anagrafici.
Al compimento del ventesimo anno di attività professionale posso dire di essere discretamente soddisfatta di me, che molto ho fatto, ma che tanto altro dovrò e vorrò fare.
Sono tantissimi gli interessi professionali che curo con dedizione e passione: il sovrappeso adulto e pediatrico, il disagio psicofisico correlato a comportamenti alimentari inadeguati, patologici disfunzionali, la prevenzione delle principali patologie, l’alimentazione delle patologie di nuova generazione (celiachia, intolleranza al lattosio, disbiosi, candidosi), l’alimentazione alternativa (vegetarianismo e veganismo), la gravidanza e l’allattamento, l’educazione alimentare dello sportivo e, come nuovo, ma avvincente e intrigante interesse, l’alimentazione nella patologia neoplastica come strumento preventivo e/o di accompagnamento nella terapia farmacologica.
Tutto mi appassiona, mi affascina, mi incuriosisce.
Ho in serbo progetti stimolanti e intriganti che spero di poter realizzare al fine di accogliere nuove competenze ed essere in grado sempre più e sempre meglio di offrire un certo grado di benessere a chi vorrà affidarmi il proprio disagio correlato al cibo.
A marzo 2015 ho approfondito la mia preparazione nell’alimentazione, correlata alla patologia neoplastica, al fine di sentirmi un professionista attento, efficace e competente nei confronti di pazienti a cui è stata data una prova durissima, alla quale è doveroso far fronte con ogni strumento, cibo compreso.
Prossimamente vorrei convogliare le mie energie nei confronti dell’obesità infantile e/o il sovrappeso pediatrico, argomento a cui tutti tengono molto e per cui tutti esprimono parole di affettuoso interesse, ma per il quale si fa ancora troppo poco, lasciando soli i genitori di bimbi in sovrappeso, con strumenti inefficaci.
E infine il mio intento è di costituire gruppi terapeutici e proporre servizi terapeutici in cui le mie competenze si intrecciano e si arricchiscono con quelle dello psicologo, per affrontare la complessità del cambiamento e del dimagrimento, con una visione allargata, senza trascurare nessun aspetto.
Il rinforzo offerto dal lavoro in gruppo – strumento terapeutico di impareggiabile valore – si avvantaggia dal mescolarsi di competenze medico nutrizionali e psicologiche, al fine di trovare un’alternativa efficace e innovativa per perdere peso e migliorare il proprio benessere.
Unendo le mie competenze a quelle di una collega psicologa con la quale ho ideato un progetto innovativo, mi auguro di riuscire a proporre un interessante e utile percorso educativo – formativo per le famiglie interessate.
Ma, come detto, per quanto ho fatto, per quanto ho appreso e imparato, sia dai testi, ma soprattutto dall’esperienza diretta, attenta e attiva col paziente, molto altro, tanto altro, resta da fare per continuare a sentirmi discretamente soddisfatta di me e per offrire a me stessa e al mio Maestro di Vita, strumenti di giudizio, di critica, di gratificazione e spunti di riflessione.
Quindi: quali sono gli strumenti e i parametri per giudicare “bravo” un medico?
Non so rispondere a questa domanda per certo… so solo ciò che desidero per me stessa e i miei pazienti: il MEGLIO!