Che faccia ha la guarigione?
“ .(…) …è stato un anno davvero tosto. La malattia, la sua accettazione, il cercare di riprendermi, il capire chi sono e cosa voglio. Lei forse non ci crederà, ma non c’è giorno in cui non pensi a tutto quello che lei mi ha insegnato. Custodisco ogni sua parola nel mio cuore e nelle mie orecchie, le faccio riecheggiare e ci rifletto. Mamma mia quanto!
Credo di stare imparando a essere felice in un modo diverso rispetto a prima, senza paragoni, taglie, numeri, ma chiaramente ci vuole tempo e serenità…”
Grazie per queste righe. Le prendo come un regalo: nello svolgimento della pratica clinica l’unica conferma della qualità del proprio operato è la guarigione dalla malattia.
Nei Disturbi alimentari però è maledettamente difficile vedere in faccia la guarigione, esserne certa.
Come il paziente non vede la malattia, nello stesso modo il medico non vede la guarigione se non celata (ma non troppo) da frasi, sorrisi, modo di fare, vitalità, interessi, che tornano ad arricchire la vita del paziente colmando un vuoto enorme che la malattia aveva creato.
Queste tue righe mi confermano che stai riempiendo quel vuoto e ti stai allontanando da quell’ideale di te così vuoto e assurdo per diventare la persona che davvero vuoi essere.
(…) Ci sarò quando vorrai venire a condividere i tuoi progressi con me… per te io ci sarò sempre.
Contraccambio l’abbraccio con tanto affetto.